Giovanni Verga e le donne

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Il diritto di 'ntuppatedda

Proseguendo il racconto storico dell'immagine femminile nella storia, percorso, per testi, immagini e testimonianze, intrapreso a latere del progetto "DIRITTO VIOLATO", parliamo stavolta di una festa tradizionale catanese, dedicata a sant'Agata; essa, considerata per importanza al pari della festa della Settimana Santa di Siviglia e del Corpus Domini a Guzco, in Perù, si celebra dal 3 al 5 febbraio e il 17 agosto.

 

Nei tre giorni di febbraio la città dimentica ogni cosa per concentrarsi sulla festa, misto di devozione e di folklore, che attira ogni anno sino a un milione di persone, tra devoti e curiosi.
L'origine è collegata a culti pagani, quale quello della dea egiziana Iside, la cui statua di donna con bambino al seno veniva fatta girare per la città, mentre le origini della venerazione della santa risalgono al 252 d. C., anno successivo a quello del martirio (http://www.festadisantagata.it/storia.php).
La festa ha acquisito aspetti singolari che vengono messi in evidenza anche da Giovanni Verga, in una novella intitolata "Coda del Diavolo", di cui si può leggere un estratto in "Le signore mascherate a Catania", pubblicato su "Illustrazione popolare", Ed. Fratelli Treves (http://www.letteraturadimenticata.it/Treves.htm), Milano, Vol. XXI n.6, anno 1884.

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  Trattasi del "diritto di 'ntuppatedda", per il quale, durante i giorni dedicati alla festa di Sant'Agata, le signore, mascherate, possono intrigare amici e conoscenti, andare in giro dove vogliono, come vogliono, con chi vogliono, senza che il marito "...abbia il diritto di mettervi la punta del naso. Dalle 4 alle 9 la 'ntuppatedda è padrona di sé, cosa che da noi ha un certo valore, dei ritrovi, di voi....". ntuppatedde02

 

Pare che il termine derivi dalla parola dialettale "tuppa", ossia la membrana che chiude il guscio di talune chiocciole (http://www.cataniaperte.com/santagata/festa/storia/storia_festa.htm). 

L'anno scorso un gruppo di ragazze (sei catanesi e una siciliana) con abito bianco (e non nero, come vuole la tradizione) hanno riproposto quest'usanza, abbandonata dopo il 1868, portando il simbolo della libertà della donna: ".... vogliamo partecipare perché pensiamo di essere imprigionate nelle menti di noi stesse, tra l'idea di chi siamo e quella di una libertà che vorremmo essere, praticare ed avere. Ma non la pratichiamo e non la siamo. Il martirio è quotidiano nel tavolo del potere al quale serviamo, mangiamo, brindiamo e festeggiamo. Eccoci nel vaneggiamento tra una Sant'Agata e una qualunque anonima 'Ntuppatedda, alla quale come da antica tradizione seicentesca concediamo due giorni di libertà....."(http://catania.livesicilia.it/2013/02/04/tornano-le-ntuppatedde-in-bianco-per-la-liberta_224047/)

 

sullo stesso tema l'articolo "Conferenze per le Signore" in Laboratorio delle Tradizioni

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