LA CITTA' DEI BAMBINI (e dei RAGAZZI)

 

 

ciudad

 

Un interessante elungimirante incontro tra operatori e professionisti specializzati sul tema della partecipazione dei bambini e dei ragazzi nella vita comune e nelle scelte sugli e per gli spazi di vita si è svolta qualche mese addietro in Spagna, a Madrid.

Organizzato da Acción Educativa (una associazione pluralista che riunisce professionisti di tutti gli ambiti della educazione) l'incontro vede nell'elenco (in cui l'Isola di Arturo si riconosce) che di seguito si riporta le Conclusioni cui si è giunti .

CONCLUSIONI VIII INCONTRO “LA CITTA’ DEI BAMBINI"

1.L’infanzia vive attualmente una situazione contraddittoria: si proclamano solennemente i loro diritti mentre, allo stesso tempo, si deteriorano le condizioni per esercitarlo. Esiste alto consenso ma bassa applicazione.

2.Si sta istituzionalizzando l’individualismo come conseguenza della competitività globale (tra regioni, paesi, monete, imprese, servizi, persone). All’infanzia si insegna a esser competitiva, prima che membro di una comunità solidale. Si tratta di un caso concreto della evoluzione globale della nostra società.

3.La cittadinanza è una qualità naturale dell’infanzia, che non si acquista in nessun laboratorio né processo scolastico. Altra cosa è il suo apprendimento ed il suo esercizio.

4.La piena cittadinanza passa per una scuola condivisa da tutti e tutte. Una scuola non pensata come “fabbrica di cittadini”, ma che consideri il bambino e la bambina già come cittadini. L’equivoco sta nell’idea di cittadinanza differita.

5.Un concetto alternativo di cittadinanza dell’infanzia implica una cittadinanza con le seguenti caratteristiche: sociale, partecipata, cognitiva, intima… Deve implicare tanto gli adulti come i bambini; questi non devono essere mai considerati come beneficiari o “clienti” ma come co-partecipanti.

6.Si dovrebbero promuovere iniziative di formazione e di sostegno alle famiglie e alla comunità in generale, con competenze e conoscenze che le responsabilizzino, perché acquisiscano strategie educative e di intervento, sensibilizzando la comunità sulla necessità di sostenere l’infanzia nella sua formazione per l’esercizio della cittadinanza.

7.La Città dei Bambini è una utopia realizzabile. Richiede solo una azione concorde con le solenni dichiarazioni di molti Amministratori. È necessario ascoltare i bambini da una prospettiva diversa da quella degli adulti, per comprendere i loro messaggi, e da una atteggiamento di emancipazione.

8.Le forme di partecipazione dei bambini e delle bambine devono essere più libere, più flessibili e meno strutturate. È fondamentale garantire la partecipazione politica dei bambini con forme immaginative adeguate a loro, non ripetendo forme adulte; non si tratta di fare dei Consigli dei Ragazzi un parlamento in piccolo.

9.Tra le condizioni del benessere dell’infanzia si deve aggiungere il pieno ingresso dei più giovani nella società come cittadini specifici. Al di là di tutti gli aspetti di soddisfazione individuale (alimentazione, salute, sicurezza, educazione, protezione contro i maltrattamenti, informazione, attenzione alle loro opinioni, tra gli altri).

10. Benessere è la condizione di soddisfazione personale e inclusione piena dell’individuo e della comunità sociale.

11. La Convenzione sui Diritti del Bambino delle Nazioni Unite e gli altri documenti sulla cittadinanza sono strumenti legali che obbligano al loro adempimento da parte degli Stati, Istituzioni e persone. Tutti devono agire per l’ emancipazione dell’infanzia , il perseguimento dei diritti umani e promuovere una città di diritti, di inclusione e di cittadinanza.

12. La cittadinanza richiede il superamento dell’egocentrismo, lo sviluppo del giudizio morale e la comprensione delle Istituzioni sociali. L’apprendimento della cittadinanza suppone una capacità di allontanarsi dal proprio punto di vista e capire che quello che conosciamo della realtà è unicamente una delle possibili prospettive, se ne possono avere altre. Ma suppone anche imparare a riconoscere e controllare l’esperienza emozionale di insicurezza che proviene dalla incertezza che genera l’ interrogarsi sul proprio modo di pensare.

13. Il pensiero dei bambini può essere meno complesso e elaborato di quello degli adulti, non per questo è meno legittimo e va tenuto in conto.

14. La partecipazione è la strada privilegiata per l’apprendimento della cittadinanza, che prevede la presenza degli “uguali”: per l’acquisizione della autonomia personale, per il superamento della diversità. Nella storia di un adulto politicamente responsabile sempre si potrà incontrare una infanzia partecipativa. Nelle esperienze di partecipazione giovanile, chiave per la formazione del cittadino, l’azione deve procedere di pari passo con la riflessione. Disgraziatamente esiste molto attivismo e molto poca riflessione.

15. I diritti di cittadinanza, tanto dell’infanzia che degli adulti, mai si possono intendere completamente realizzati: sono esposti a battute di arresto dovute a manifestazioni individuali, sociali, politiche, economiche…

16. Educazione non equivale a scolarizzazione, ma la scuola può contribuire alla prosecuzione dell’esercizio della cittadinanza mediante tre funzioni: educazione sulla, nella e per la cittadinanza. Educare alla cittadinanza richiede l’esercitarla in ogni momento. È dire, offrire ai bambini ed alle bambine esperienze tali che realmente sentano di star realizzando azioni che coinvolgano la mobilitazione di risorse necessarie per essere cittadini e cittadine. Educare nel e per la cittadinanza suppone lo sviluppo più prezioso e specifico della persona.

17. Tuttavia l’apporto della scuola non basta; occorrono altri contesti educativi le cui caratteristiche sono più appropriate per la costruzione di alcune delle dimensioni della cittadinanza. Determinati contesti informali e non formali devono svolgere un ruolo centrale nella educazione dei bambini e bambine.

18. A partire dalle attività di strada se ne generano altre che permettono di condividere i saperi degli uni e degli altri che evidenzino le possibilità creative, partecipative e di azione delle persone e delle famiglie che vivono con maggior difficoltà.

19. La dimensione dello sviluppo maggiormente legato alla cittadinanza è lo sviluppo sociale, che implica simultaneamente elementi cognitivi, emozionali e sociali. Altro è che, a fini analitici, possiamo parlare di questi separatamente.

20. La città è la cornice ideale per la convivenza e la partecipazione democratica. È in essa che si può costruire la miglior pratica della cittadinanza.

21. L’infanzia e la gioventù, nel processo per la riconquista del loro spazio pubblico, stanno lavorando per tutti, promuovendo l’utilizzo di questo come bene comune per tutta la popolazione.

22. Lo spazio pubblico deve essere salutare, sicuro, allo stesso tempo leggibile e misterioso. Uno spazio dove si propizia il mix di usi e utenti. La diversità è una delle caratteristiche essenziali degli spazi della città, e della cittadinanza.

23. Senza partecipazione non c’è cittadinanza. Per poter esercitare questo diritto, le amministrazioni e i governi hanno il dovere di ascoltare i cittadini e offrire forme di partecipazione per tutti i gruppi e le categorie.

24. È molto difficile trovare il coraggio di partecipare se non si ha mai avuta la opportunità di farlo. È necessario intervenire sulla paura, e eliminarla, negli ambienti poveri.

25. Raramente ci si interessa dell’opinione delle persone povere. Siamo abituati a pensare per esse. Esiste una segregazione di questo settore della popolazione.

26. Nei progetti partecipativi l’obiettivo non è solo costruire qualcosa di utile, ma attivare il potenziale creativo e realizzare l’immaginario dei partecipanti come cittadini, costruttori e utenti.

27. Un alunno, per esempio, si sente orgoglioso quando ha avuto l’opportunità di collaborare nella risoluzione dei problema del suo ambiente.

28. I bambini e le bambine sono cittadini con diritto e devono essere soggetti attivi per esercitare e fruire dei diritti civili, sociali e politici nelle condizioni adeguate alla loro età.

29. Essere cittadino a 8, 10, o 12 anni è una questione diversa dall’esserlo come cittadini adulti.

30. La cultura della partecipazione deve essere adeguata ad un contesto migliorando la qualità dell’ambiente, oltre a dare un chiaro impegno per il coinvolgimento crescente dei membri della comunità. Questo esige la creazione di strutture organizzative che supportino queste proposte e che abbiano un punto di vista e una visione ampia della complessità dell’ educare.

31. I bambini e le bambine stanno cambiando il concetto di infanzia. Di conseguenza, la loro forma attiva di vivere il presente, a volte, entra in conflitto con la visione cristallizzata dell’infanzia insita nell’immaginario adulto.

32. Per poter partecipare, i bambini e le bambine devono conoscere progressivamente il contesto in cui agiscono.

33. L’esistenza dei consigli dei ragazzi non è garanzia dell’esercizio della cittadinanza. E molto meno si può affermare che in essi si apprenda la cittadinanza semplicemente assistendovi.

34. La partecipazione dei ragazzi ha diversi gradi, in funzione del livelli di coinvolgimento dei bambini e delle bambine: partecipazione semplice, consultiva, progettuale e metapartecipativa.

35. Le competenze che si attivano nei processi di partecipazione sono: comprensione della realtà, comunicazione/deliberazione, creatività, compromesso, rappresentatività, lavoro di gruppo e autorganizzazione, metacognizione e riconoscimento come cittadino attivo.

36. La partecipazione in un organo come il consiglio dei ragazzi potenzia lo sviluppo di un ampio insieme di valori, attitudini, abilità e conoscenze associate alla cittadinanza.

37. Nella Ricerca “Partecipazione giovanile e costruzione della cittadinanza” si è constatato che i giovani che da ragazzi hanno vissuto esperienze partecipative significative hanno attualmente una idea di cittadinanza più elaborata ed esigente legata all’umanesimo civile e rispettoso verso la convivenza.

 

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