specchio dei tempi

SPECCHIO DEI TEMPI

 

specchio dei tempi

 

“Specchio dei tempi” era un momento dedicato nell’ambito di una trasmissione televisiva, non vorremmo sbagliare di @MaurizioCostanzo, in cui appunto si faceva il punto su un fatto, un comportamento, di quella attualità che rappresentava lo spirito dell’epoca.

Queste tre parole sono immediatamente tornate alla mente quando il telegiornale ha diffuso e trattato l’avvenimento di Crema, città poco avvezza alle cronache del Nord Italia: una donna, giovane, depressa in cura per la problematica, si è data fuoco, evidentemente nel più tragico e oppressivo momento della malattia, nel mezzo di un campo costeggiato da strade ed edifici. (vedi l'articolo del Corriere)

“Specchio dei tempi” il comportamento di una parte, sembra alquanto maggioritaria, degli spettatori del tragico evento. Questi null’altro hanno saputo fare che prendere al volo lo smartphone “d’ordinanza” e filmare l’accadimento. Una ed UNA sola persona ha tentato di intervenire con una asciugamano per spegnere quelle fiamme… purtroppo invano.

Si è consapevoli che una visione come quella improvvisa ed inaspettata può provocare reazioni di paura e orrore che bloccano nei movimenti e nelle reazioni, e che in pochi riescono ad avere il sangue freddo e la capacità di intervenire, ma…

Ma la reazione di tanti è stata immediata, quindi non sono rimasti bloccati, in tempi in cui ognuno vuole avere un’immagine eclatante da mostrare sul proprio profilo, o pagina, social. Il primo istinto è stato quello.

“Specchio dei tempi”… In quei giorni una delle maggiori “influencer” nostrane ha postato una sua immagine in visita agli Uffizi.

Nulla da dire sulla ragazza, anzi almeno in questa occasione c’è, consapevole o non (calcolata o non), una azione positiva in quanto l’emulazione è padrona in quel mondo e promuovere, anche così, la cultura è sempre cosa buona. Ma… continua ad affermarsi un’idea di società dell’immagine mediatica, del post sul social e della ricerca spasmodica dei “like”. In cambio di quella azione che abbiamo detto positiva quanto di superficiale e negativo si deve accettare?

Il mondo degli influencer attira e alletta tante e tanti, quanti di questi si perdono per e pur di arrivare a quei livelli? Quante e quanti cadono nelle grinfie di pseudo agenzie, di pseudo pigmalioni, che li sfruttano illudendoli? Quanti deviano e nel migliore dei casi cadono nel tunnel della depressione? Purtroppo si parla di persone di ogni età, giovanissimi, giovani e adulti…

C’è una confusione generale, di valori, di pensiero e di obiettivi; le crisi che ormai ininterrottamente si susseguono da anni (ultima gravissima quella relativa al corona virus) hanno generato un mondo che sembra andare alla deriva.

Viene da pensare, ed affermare, che si è perso il senso ed il valore della compassione (cioè quel sentimento di partecipazione alle sofferenze altrui, unito al desiderio di alleviarle e di porre loro fine)…

Poi, però, allarghi e, allo stesso tempo affini lo sguardo e vedi che non tutto è perduto.

Che esistono messaggi, non diretti, che danno conforto:

ad esempio assisti all’impatto forte di un avvenimento come la morte di un UOMO come iò Maestro @EzioBosso il cui messaggio evidentemente è stato accolto e condiviso da tanti;

ti accorgi che un bravo giornalista, che fa del racconto dell’anima (delle persone, delle cose e dei luoghi) il proprio lavoro e ne diffonde i valori e la conoscenza, ha un seguito ed una attenzione non ipotizzabili alla luce di quanto visto e scritto in apertura di questo articolo.

Quel giornalista è @DomenicoIannacone.

Scopri che da un ristretto gruppo di ragazzi (quei “giovani” cui si riferiva Pertini), che hanno denunciato quella deriva, stavolta quella dell’aggressività verbale e fisica e della colpevolizzazione dell’”altro”, nonché l’allontanamento e la negazione di alcuni valori cardine della nostra società. Ebbene vedi che quel gruppetto di giovani, attraverso i social (questa la loro funzione benefica) ed il passa parola ha attivato e legato tra loro decine, centinaia di migliaia di persone che in quei valori credono e si riconoscono, vogliono recuperarli e promuoverli .

Infine, e qui L’isola di Arturo si inorgoglisce, vedi che un gruppo di ragazze e ragazzi 10/12enni costretti in casa da un lockdown imposto da una pandemia universale, decide di mandare un messaggio di solidarietà e tutela a favore dei loro coetanei più sfortunati che, in questa epoca, sono isolati e abbandonati in campi di “accoglienza” profughi, in Libia come in Grecia (Europa!) colpevoli solo di essere nati nella parte sbagliata di questo mondo.

Ecco! Questa è la compassione che sembra scomparsa all’orizzonte.

Questo è il messaggio con cui ci piace chiudere: nonostante tutto e tutti, anzi tanti, si riesce a restare meravigliosamente umani!

 

richiamati in questo articolo:

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