25 aprile 2020

 

Il 25 aprile è la Giornata della Liberazione. Il giorno in cui, nel 1945, dopo l’oscurità del ventennio fascista, della guerra e, nella fase finale, della occupazione nazista, finalmente si rivide la luce: la Liberazione, appunto.

Nell’ottica di chi ha scelto di occuparsi di bambini e adolescenti, di assumere la veste dell’educatore, si faceva una riflessione dettata da questa giornata.

Quest’anno è il 75° anniversario di quel 25 aprile commemorato, oggi chi ha vissuto quel periodo, chi ne porta e portato i segni sulla propria pelle, negli occhi e nella mente, se è ancora in vita, è un ultraottuagenario come minimo.

 

A breve di quella generazione non rimarrà più nessuno, dunque il problema è e sarà mantenerne la memoria, trasmettere alle nuove generazioni quelle esperienze e gli insegnamenti che da quelle esperienze si sono tratti.

Sappiamo fin troppo bene come, oggi, la memoria si misura sul breve e brevissimo termine, e sappiamo che ci sono persone (meglio personaggi) e movimenti che rinnegano quegli eventi e spingono ad allontanarne la memoria e/o a diluirne il significato.

Occorre allora lavorare affinché si realizzi, in modo capillare su tutto il territorio nazionale, una rete di strutture, potrebbero chiamarsi Case della Memoria, in cui si formino archivi documentali e di immagini/filmati. A quello che sarebbe la raccolta storica aggiungere, oggi che l’immagine rappresenta forse la prima fonte di conoscenza, la raccolta di videointerviste fatte a tutte quelle donne e a tutti quegli uomini che la tragedia l’hanno vissuta. Queste strutture dovranno essere tali da accogliere le scuole ed offrire loro una sala proiezioni ed un sistema di schermi che trasmettano quei video.

Meritevole, come sempre, il lavoro di Gad Lerner (@gadlernertweet)che in questi giorni è in programmazione per la RAI, e certamente anche questo materiale dovrà essere presente o reperibile nelle Case della Memoria. Noi pensiamo però al singolo territorio, ai testimoni da raggiungere e intervistare in ogni singolo territorio perché la scolaresca, il singolo ragazzo possano riconoscere i luoghi, le storie e, perché no? Le persone.

Esistono sicuramente strutture di questo tipo in Italia ma noi parliamo di una presenza diffusa.

L’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) è senz’altro l’ente eletto per promuovere questa proposta e il Ministero della Cultura l’Istituzione principale cui far riferimento, con essa l’intera rete dei comuni d’Italia (ANCI).

L’isola di Arturo ONLUS, con le proprie competenze, si rende disponibile, sul nostro territorio, a curarne i dettagli e la programmazione con le scuole.

 

 

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