LIBRI

 

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Eravamo negli anni Novanta. Fu allora che osai chiedere aiuto a mia madre, ma l’unica cosa che mi sentii dire fu: “Io te lo dicevo sempre. Lo hai voluto e ora te lo devi cavare da sola”. Qui capii che ero rimasta veramente sola.

Davanti alla Dirigente gli disii: “Quante denuncie avrei dovuto fare per tutte le volte che mi hai massacrato di botte?”

 Lui con aria strafottente si giustificò dicendo che quando lo faceva era ubriaco.

Osservai lo sguardo della Dirigente , aveva capito chi aveva di fronte , ma disse: “Signora, firmi e la denuncia si chiude qui”. Firmai.

 

Alle quattro del mattino, mentre dormivo, il bastardo venne vicino a me e diesse: “Vir che t’ rong!” (vedi che ti do) e mi versò addosso una bottiglia di acido.

La fronte, gli occhi, il naso, il collo, i capelli lunghi sulle spalle, il braccio, i fianchi fino alla gamba bruciavano.

Il mio corpo bruciava e anche la mia anima.

Ma è possibile? Mi chiedevo. È possibile che è arrivato a tanto?

Mio marito non era un Talebano, era un commerciante di pesce di Salerno.

...

 

Breve intervista all'autrice

 

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