LIBRI

 

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A volte, quando i nostri figli si riaddormentano, mi giro a guardarli, o li ascolto respirare, e mi chiedo se sarebbero in grado di sopravvivere in mano ai coyote e che cosa gli accadrebbe se venissero lasciati al confine con gli Stati Uniti, da soli o affidati agli agenti della polizia di frontiera. Se si dovessero ritrovare soli, ad attraversa frontiere e paesi, i miei figli riuscirebbero a sopravvivere?

Eppure, nonostante i pericoli, la gente continua a rischiare. Di sicuro rischiano i bambini. I bambini fanno quello che gli dice la pancia. Non ci pensano due volte a inseguire un treno in corsa. Lo affiancano correndo, si aggrappano a qualunque barra metallica a portata di mano, e si gettano su qualsiasi superficie vagamente stabile su cui poter atterrare. I bambini inseguono la vita, anche se quell’inseguimento può significare la morte. I bambini corrono e scappano. Forse è grazie al loro istinto di sopravvivenza che sono in grado di sopportare quasi tutto pur di arrivare dall’altra parte dell’orrore, qualunque cosa li aspetti lì.

L’emergenza si aggraverà allargandosi, e le cose precipiteranno, a meno che tutti questi ragazzi trovino il modo di integrarsi rapidamente e pienamente. Questi ragazzi hanno visto il peggio. Arrivano e trovano un paese sconosciuto e una nuova lingua, ma anche un gruppo di estranei che d’ora in avanti devono considerare la loro famiglia. Devono affrontare le riunificazioni familiari, l’interruzione del loro percorso scolastico, una nuova cultura, il trauma.

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